Appunti disordinati, liberi pensieri, resoconti dal pianeta corsa e Atletica Ciserano.
LA PRIMA NON SI SCORDA MAI
Sarà perché ho ancora medaglia e pettorale in bella mostra sulla scrivania, in attesa di trovare una sistemazione adeguata, ma cosi dicono e per ora non posso che confermare. Sto parlando della mia prima maratona: 2 aprile 2017, Roma e dei ricordi che ha lasciato in me.
Non si tratta solo della giornata fine a se stessa: del pronti via e testa bassa per quarantaduemilacentonovantacinque metri (che letti così fanno ancora più impressione), del controllarsi ad ogni chilometro per non esagerare, del passaggio alla mezza con l’umore a mille perché non mi sembrava nemmeno di aver iniziato a correre e della soddisfazione nell’aver percorso ogni singolo metro di quei quarantaduemilacentonovantacinque. No, le emozioni sono iniziate prima: dal giorno che dissi “OK, ci provo, la faccio”.
Ogni uscita di allenamento mi ha lasciato qualche cosa: dal primo lungo fatto con larghissimo anticipo, perché avevo paura di non arrivare preparato, a quello dove sono andato in crisi perché le gambe non giravano e sono arrivato in fondo solo per la voglia di non mollare. Alle uscite domenicali in solitaria, prima degli altri compagni di tapasciata, perchè i lunghi son da fare!!! Ogni allenamento, ogni uscita fatta per preparare la mia prima maratona ha lasciato qualcosa: ha segnato un percorso; ha creato la strada che mi porterà alla prossima Regina!!!
Omar
CORRERE INSEGNA A VIVERE
Lo sport è divertimento, svago e sana competizione. Leggendo tra le righe è anche una metafora della vita e un sinonimo di democrazia. Nello sport infatti si ripropongono situazioni analoghe a quelle della vita quotidiana, che partono dalle regole del vivere comune e finiscono per insegnare il rispetto per se stessi e per gli altri, l’importanza di condurre una vita sana, l’adesione alle regole e un genuino agonismo.
Spesso lo sport, soprattutto l’endurance, che ti fa correre, faticare e soffrire da solo per un tempo prolungato insegna ad affrontare e a vivere meglio i momenti difficili che ritroviamo lungo il nostro cammino. La corsa in questo è una grande palestra di vita. Inizialmente le gambe, sciolte ed energiche, macinano i primi chilometri in perfetta sintonia con il resto del corpo e con la serenità della mente per poi diventare sempre più pesanti, doloranti man mano che il percorso si allunga e la fatica si fa sentire. La mente inizia a perdere lucidità e il baricentro psicofisico si sposta continuamente senza più un equilibrio stabile. E’ il momento che incontrano tutti i podisti almeno una volta nella vita, il famigerato “muro”, che tanto si teme, si scongiura di non imbattercisi, ma quando ce lo si trova davanti ti sprona a lottare ancora di più e ti ritrovi a mostrare una forza che nemmeno ti aspettavi più di avere.
La corsa insegna l’estrema importanza di non sentirsi mai arrivati, di porsi sempre degli obiettivi che ogni volta superano i precedenti, di essere ambiziosi e critici nella giusta misura perché solo se si è in continuo movimento ci si sente davvero vivi. E’ proprio la determinazione il valore aggiunto che possiede un runner e che impara ad alimentare e a seminare allenamento dopo allenamento. Così in gara, come nella vita, si mettono in pratica tutti i preziosi insegnamenti che la corsa ci regala: le difficoltà quotidiane, i duri imprevisti, la malattia, la sofferenza si osservano con occhi nuovi. Non rappresentano più scogli insormontabili, ma diventano ostacoli da scavalcare, da abbattere e da distruggere e la determinazione non lascia loro la minima possibilità di intralciare la strada tra noi e i nostri obiettivi di corsa ma soprattutto di vita. Tutto intorno si oscura e il centro diventa nitido…ecco l’unico punto da raggiungere a qualsiasi costo…un podista sa che ce la può fare e ce la farà. Questo spirito di ottimismo e di positività è il tocco vincente e segna il confine tra chi la vita la subisce e chi invece l’affronta a testa alta, superando anche la più dura sconfitta.
Nel mio piccolo lo sport, in particolare la corsa, mi ha insegnato a stringere i denti quando il gioco inizia a farsi duro, ad usare la testa quando il corpo sta per cedere, a pensare sempre in positivo quando tutto intorno sembra andare nel verso sbagliato, creandomi anche false illusioni che in quel preciso momento però sembrano essere l’unico carburante necessario per raggiungere la meta. E solo dopo aver superato il traguardo con sacrificio si prova quella sensazione di onnipotenza e di piena soddisfazione per tutto quello che è stato fatto.
Mi ritengo molto fortunata per aver avuto la possibilità e l’occasione giusta per avvicinarmi a questo sport, per aver avuto il coraggio di cominciare a praticarlo e per averlo apprezzato a tal punto da non poterne più fare a meno. Imparare a correre mi ha arricchito come persona e mi ha regalato emozioni uniche…ad oggi non ho ancora vissuto nessun’altra esperienza che sia in grado di suscitarmi le stesse profonde sensazioni che si scatenano in me durante quegli ultimi interminabili chilometri di una maratona. E’ qualcosa di difficile da spiegare a parole, ma che chiunque abbia provato capisce in un attimo.
Adesso è uno di quei momenti in cui sento la necessità di mettere in pratica tutti gli insegnamenti che questa vita sportiva mi ha dato finora. Il traguardo lo vedo, è poco lontano, ma non riesco ancora a pregustarmi la fine, devo rimanere concentrata e tenere duro fino all’ultimo passo. Ora mi trovo al 41° Km di una maratona…mancano 1 Km e 195 m al fotofinish…sfinita e zoppicante, ma ci sono…non ho timore di niente, sono pronta anche allo sprint finale…in fondo devo solo fare quello che più mi riesce bene: continuare a correre pensando che il meglio deve ancora venire.
Chiara
CARA AMATA TAPASCIATA CI VEDIAMO L’ANNO PROSSIMO
Ci sono corse che lasciano il segno, che ti tolgono il fiato mentre le percorri e non per la fatica fisica ma per la bellezza di ciò che le circonda; corse che ti porti dentro per tutto il resto dell’anno e che non vedi l’ora di ripetere consapevole che mai ti deluderanno, anche sotto un acquazzone torrenziale infatti non perdono un briciolo di fascino; corse in cui i tuoi occhi si perdono nella natura circostante mentre i piedi seguono il sentiero e senza accorgerti ti ritrovi a bocca aperta e le uniche parole che riesci a pronunciare hanno il suono della meraviglia e dello stupore.
Una di queste è la marcia tra i Santuari di Cenate D’Argon e l’Oasi del WWF. Una “tapasciata” faticosa ma appagante, per chi ama in questo periodo dell’anno abbandonare la nostra cara pianura per affrontare sentieri più “mossi”, per chi ama interrompere la monotonia della regolarità con il brivido dei dislivelli, per chi desidera lasciar riposare le affaticate scarpe da corsa classiche per rispolverare quelle da trail e divertirsi in un misto tra asfalto e sterrato, per chi ama dare lustro agli occhi oltre che pace all’anima durante la corsa.
Come dimenticare il continuo alternarsi di chiese cittadine e santuari di campagna che da Cenate Sotto conducono sui versanti coltivati a vite delle colline della Tribulina, un piccolo angolo di Toscana nella provincia di Bergamo, dove si raccolgono le uve pregiate per il moscato di Scanzo. Un sentiero sterrato si inerpica tra muri di verde a destra e sinistra. Ora sono rovi, ora vite, ora faggi, ora una cappella o qualche vecchia cascina. E finalmente ecco l’Eremo di San Paolo D’Argon. Dall’esterno si osserva il profilo di un vecchio mulino ristrutturato, con tanto di fiori alle finestre, cipressi e ulivi sui terrazzamenti che lo circondano. Il campanello riporta la scritta “Eremo” e un “Un invito al silenzio per ascoltare la natura e l’energia di questo luogo dello spirito” si legge su un cartello vicino all’ingresso. Un locus amenus di rara bellezza dove mentre si corre si percepisce il contatto tra la natura e se stessi.
E poi via verso la Valpedrina per entrare nella riserva naturale del WWF sulle pendici del monte Misma, dove il sentiero si snoda all’interno del bosco arrivando fino alla futura Foresteria, per poi raggiungere la chiesetta di Santa Maria, una delle più antiche nella zona. E cosa dire del panorama? Mentre le gambe proseguono affaticate, lo sguardo si perde ad ammirare le più maestose cime alpine e l’arco appeninico oltre la Pianura Padana. Che terra meravigliosa la nostra!!!!
Ricordi di corsa, pensieri che dilagano e tanta tanta voglia di tornare a sgambettare. Per quest’anno mi accontenterò di questa memorabile cartolina che mi è rimasta nel cuore percorrendo questa marcia e invidierò tutti i cari amici runners che domenica avranno il piacere di correrla. Mi raccomando dedicatemi un pensiero, non importa se all’eremo o tra i gorgoglii del Predina. Fisicamente sarei troppo ingombrante ma con la mente sarò sui vostri passi.
Chiara
È BELLO…
che da 32 anni il primo week-end di Maggio Ciserano ospita la nostra manifestazione sportiva, ormai unica nel suo genere: la 24ore ciseranese. Il nostro paese accoglie per l’occasione atleti di ogni età, i colori sociali delle loro divise, i modelli più svariati di scarpe da corsa. Il parco delle scuole elementari si trasforma magicamente in un “villaggio-amico” dove il comun denominatore è solo la corsa, quella vera, e l’amore per lo sport.
Gli anni passano, anche troppo in fretta, ma la passione nell’organizzare questa manifestazione non passa mai. Ogni volta che i partecipanti si schierano sulla linea di partenza, le emozioni sono sempre le stesse, anno dopo anno: lo starter dà il via alla gara, il cronometro comincia il conto alla rovescia e i runners creano quell’atmosfera di festa che tiene sveglio il paese per due giorni interi.
Ogni volta che si conclude l’ultimo giro, alla ventiquattresima ora, è come se si chiudesse il sipario e incomparabile è la soddisfazione di tutto lo staff giallo-verde.
E’ bello vedere che edizione dopo edizione cresce l’attesa e lo stupore dei nostri concittadini per quella che sentono sempre di più la “loro” 24 ore.
E’ bello sapere di avere l’appoggio della gente perché ci sprona a fare sempre meglio.
E’ bello vedere la felicità e la gratificazione negli sguardi dei partecipanti perché tutti i nostri sforzi sono rivolti a loro.
E’ bello vedere come la corsa possa creare esperienze uniche, come la 24ore ciseranese, da condividere e da ricordare.
Chiara e Simona (Atletica Ciserano)
UN WEEK END DA RICORDARE
Quello appena trascorso è stato un week end indimenticabile per la nostra società.
Anche quest’anno abbiamo partecipato alla “24 ore Ciseranese”, una staffetta a squadre di 12 atleti per 2 ore, iniziata sabato 30 aprile alle ore 16.00 e finita 24 ore dopo, che ha visto la presenza di ben 35 gruppi, tutti molto agguerriti.
L’organizzazione è arrivata al suo 30° anno di attività e la nostra società partecipa a questa manifestazione solo da qualche anno.
E’ indescrivibile l’atmosfera che si respirava già il sabato mattina nel prato messo a disposizione delle squadre: chi montava le tende adibite a spogliatoio per gli atleti e a dormitorio per la notte , chi parcheggiava il camper o il furgoncino con relativa “veranda”, chi preparava la cucina da campo…
Per non parlare di quello che si percepiva a corsa iniziata, c’era una sana competizione (come è giusto che sia) mista ad amicizia, allegria, grande partecipazione anche di chi non correva oppure che aveva già corso o che avrebbe corso nelle ore successive.
L’ organizzazione ha previsto per il sabato sera anche un complesso musicale, al centro del prato, che ha coinvolto il pubblico con contorno di fuochi d’artificio.
In questa cornice di colori, musica, profumi, c’era l’atleta che correva al massimo delle possibilità per cercare di far vincere la propria squadra .
E veniamo “all’indimenticabile”.
Vincere una competizione è sempre molto difficile, sia singolarmente che a livello di squadra.
Vincere significa costruire un puzzle incastrando tutti i tasselli, e a volte non basta.
Vincere significa dare il massimo, correre al limite delle proprie possibilità.
Vincere significa essere perfetti (sportivamente parlando).
Ecco, lo scorso week end noi siamo stati tutto questo.
Abbiamo vinto la 30^ edizione della “24 ore Ciseranese”.
Questa vittoria era nell’aria, l’anno scorso siamo saliti sul terzo gradino del podio e negli anni precedenti ci siamo sempre comportati molto bene.
Per finire, volevo ringraziare non solo tutti gli atleti che hanno vinto questa manifestazione ma anche tutti gli atleti della squadra femminile e dell’altra squadra maschile; in particolare, tutte le persone che pur non avendo corso hanno ugualmente fatto un lavoro fondamentale aiutandoci a montare la tenda, preparando da mangiare per gli atleti che si alternavano nella gara e provvedendo al ristoro volante durante la corsa. Questa è stata la vittoria di tutti noi.
Pino Agresti (Di.Po.Vimercate)